mercoledì 17 febbraio 2016

I 23 PER EURO 2016: STORIA DELLE CONVOCAZIONI AZZURRE NEL XXI SECOLO – COREA/GIAPPONE 2002





Secondo appuntamento con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in questo secolo a cura di Rado Il Figo.


Link delle puntate precedenti:

1) PRESENTAZIONE E SPIEGAZIONE DI LETTERE E INDICI UTILIZZATI



QUALIFICAZIONI

SCENARIO

Euro 2000 si conclude con un’enorme delusione: pochi credevano alla vigilia della trasferta in BelgiOlanda di cogliere un’affermazione poi sfiorata con un titolo scivolato dalle mani a qualche secondo dal triplice fischio della finale, passato alla Francia che nei supplementari approfitta al meglio di un’Italia colpevolmente squagliatasi dopo il pareggio subito. Nessuno si attende, pertanto, che per le eliminatorie del successivo torneo alle redini della Nazionale vi sia un nuovo CT; come un fulmine a ciel sereno, Zoff rassegna le dimissioni dopo essere stato oggetto dei commenti tattici di Berlusconi per la gestione della partita decisiva, in un episodio dove entrambi i protagonisti rimediano figure grame.

Cambia il nome del comandante ma presumibilmente non i metodi, essendo investito della carica Giovanni Trapattoni, a coronamento di un suo personale sogno, accompagnato dalla fanfara unanime della critica sportiva, che (come d’abitudine) dimentica di dare una scorsa al suo curriculum internazionale fermandosi solo al nazionale (italiano ed estero). Il primo passo non è dei più agevoli, almeno a priori: per la Coppa del Mondo, l’UEFA suddivide i suoi membri in nove gruppi eliminatori, da 5 o 6 squadre l’uno, dove la prima classificata si qualifica direttamente, mentre una seconda spareggia contro un’asiatica e le restanti otto fra loro. La difficoltà è l’inserimento, per il sorteggio, dell’Italia nella seconda fascia di merito basato sul ranking UEFA, la stessa urna destinata in teoria anche all’esentata Francia campione mondiale e continentale in carica (!), ma nessuno ha (ancora) nulla da ridire sul bizzarro responso. La pesca si rivela però fruttuosa, recapitandoci come testa di serie una Romania, seconda per coefficiente ma in piena fase di transizione alla ricerca degli eredi dell’età d’oro di Hagi e compagni. A completare i ranghi, Lituania, Ungheria e Georgia: se le due ex sovietiche non hanno né tradizione né presente, i magiari hanno un pesante passato travolto da una decennale crisi. Infatti, dopo Messico 1986 attenderanno 30 anni per centrare un’altra fase finale, negli attuali Europei oscenamente allargati, e pure dopo gli spareggi. Il campo rispetta i pronostici, anche se il primo posto, per quanto mai concretamente in pericolo, è acciuffato all’ultima gara: insomma, solo la matematica ha creato problemi.

Il leit motiv della conduzione di Trapattoni nelle qualificazioni è, quasi tautologicamente, la “gestione”: si cerca di chiudere la partita il prima possibile, tanto meglio se già nella prima frazione, per poi gestirla (appunto) nel tempo restante. Spesso il giochino riesce, però dando la maledetta sensazione di avvenire più per la pochezza dei contendenti che per le nostre superiori qualità.

Dal punto di vista regolamentare, sono concessi fino a 7 sostituti e 3 cambi per partita; per quanto la FIFA nulla disponga sulla numerazione, in ambito europeo ci si attesta al tradizionale, per cui i titolari indossano le maglie dall’1 all’11 e i sostituti dalla 12 alla 18.





QUADRO SINOTTICO






Trapattoni ha le idee chiare, come provano i numeri del quadro sinottico. Innanzi tutto, nelle 8 gare impiega appena 30 giocatori, ma ai 7 “bianchi” e “celesti” restano veramente le briciole, poiché i 23 “convocabili” raggiungono indici ragguardevoli: l’IL è 0,924,l’IG si attesta a 0,991, mentre l’IT è di 0,988. Un esempio significativo: i primi 23 in graduatoria coprono tutte le presenze attive, in assoluto e da titolari, tranne una, ad appannaggio di Bobo Vieri.

Le qualificazioni forniscono così responsi inequivocabili: in 11 “bucano” solo una presenza, e per due di essi (Totti e Pancaro) esclusivamente per squalifica. L’en plein riesce a tre, anche se Toldo deve rassegnarsi alle vesti di secondo portiere (dopo aver disputato le prime 3, scalda la panca nelle restanti 5 gare) e Del Piero gioca sempre ma in casa con la Romania inizia dalla panchina; pertanto, unicamente Cannavaro centra il “percorso netto” del sempre presente, da titolare e mai sostituito.



Ecco la lista “teorica” dei 23:


P (2): Toldo, Buffon

D (8): Cannavaro F., Maldini, Nesta, Pancaro, Coco, Iuliano, Materazzi, Bertotto

C (8): Fiore, Zambrotta, Di Livio, Tommasi, Albertini, Gattuso, Tacchinardi, Di Biagio
A (5): Del Piero, Totti, Inzaghi F., Montella, Delvecchio M.

Alla prova dei fatti, sono cinque i “grandi esclusi”, di cui due per forza maggiore: Albertini è fermato da un grave infortunio ad aprile 2002 che gli stronca la carriera in nazionale (non la vedrà più); Bertotto è invece “vittima” del dover chiamare un terzo portiere, sacrificato quindi a vantaggio di Abbiati (l’ultimo dei 3 estremi difensori impiegati da Trapattoni, apparso esclusivamente nella gara inaugurale in Ungheria). Per i restanti tre nomi (Pancaro, Fiore e Tacchinardi) si può parlare ragionevolmente di ripensamenti per scelte tecniche.

Per quanto finora esposto, potrebbe stupire che a sostituire i 5 “verdi”, Trapattoni chiami 3 “sorprese”: infatti, detto di Abbiati, il solo “celeste” a entrare nei 23 è Christian Vieri (la punta interista per la quale, semmai, dovrebbe sorprendere l’essere stata utilizzata appena una volta). Una possibile spiegazione è la concentrazione delle partite nella prima stagione 2000/01: come evidenziato dalla linea tratteggiata, solo gli ultimi due impegni cadono nella successiva, ma la distribuzione è comunque “corretta”, perché mancano le due gare di spareggio non disputate avendo l’Italia colto la qualificazione diretta. Quindi, chi si è messo in luce nel 2001/02 ha avuto appena due possibilità teoriche di essere utilizzato, un numero troppo esiguo e non sfruttato dai tre “aranci” Panucci, Doni e Cristiano Zanetti, sui quali Trapattoni dimostra di fare molto affidamento (come sarà più chiaro infra) nonostante lo “zero” accumulato nelle qualificazioni.

I 5 “intrusi” fanno scendere, logicamente, i tre indici, pur tenendo botta, chi più chi meno: l’IL cala allo 0,757, l’IG allo 0,809 e l’IT allo 0,830. Trapattoni parrebbe aver tenuto fermi i titolari e rimescolato i rincalzi.

La “opinione pubblica sportiva” registra solo un pallido tentativo verso l’ennesimo grande ritorno (già avvenuto nel 1998) di Roberto Baggio, rientrato a fine stagione dall’ennesimo infortunio, mentre non si annotano significative lamentele una volta diramata la lista definitiva.

LA FORMAZIONE TITOLARE


Le qualificazioni consegnano un 11 titolare apparentemente votato all’offensiva; in realtà, la prudenza non è mai troppa, avendo come esterni di centrocampo, a sinistra, un terzino a tutti gli effetti (Coco) e a destra, chi di lì a poco lo diverrà (Zambrotta, al momento già “retrocesso” da seconda punta a tornante). È inoltre evidenziato il peso dell’assenza forzata di Albertini, l’unico “verde” in una formazione altrimenti tutta blu.

Le idee chiare sui titolari di Trapattoni sono risaltate dagli indici: l’IT è di 0,750, per cui 3 maglie da titolari ogni 4 vanno sempre a questi nomi, mentre l’IG di poco superiore (0,784) segnala che in 3 casi sono stati impiegati da subentrati, trovando comunque spazio in lista di gara poco più di 4 volte su 5 (l’IL è di 0,818). A fronte di queste cifre, colpisce come questa formazione non sia mai apparsa in campo nemmeno una volta, né all’inizio né a gara in corso. Fermandoci agli 11 di partenza, nelle ultime due gare interne ci si è soli “avvicinati” con 10 presenze: contro la Lituania, Tacchinardi prese il posto di Albertini, mentre contro l’Ungheria, Nesta fu rimpiazzato da Materazzi.




FASE FINALE

SCENARIO

È replicata la formula di Francia 1998, consolidatasi fino a Brasile 2014, per cui non sarà più ricordata nelle prossime puntate: le 32 partecipanti sono suddivise in 8 gruppi da 4 squadre l’uno, con passaggio delle prime due alla fase a eliminazione diretta, dagli ottavi fino alle finali per il 1° e il 3° posto. Il sorteggio dei gironi iniziali è particolarmente pilotato: oltre alla consueta adozione di 4 fasce, essendovi due organizzatori, le nazionali della medesima confederazione sono il più equamente possibile suddivise fra i primi (di stanza in Giappone) e gli ultimi quattro gruppi (in scena in Corea). Le teste di serie sono scelte con un indice di merito sportivo che soppesa i piazzamenti nelle ultime 3 Coppe del Mondo e in 3 ranking FIFA, mentre le restanti squadre sono suddivise seguendo un criterio geografico puro, tale per cui le nazionali della stessa provenienza finiscono tutte in un’unica fascia. L’Italia entra comodamente fra le teste di serie, grazie al 3° indice assoluto, ma la pesca non è fortunata: se dalla fascia AFC/CONMEBOL arriva l’esordiente Ecuador (30°), dall’AFC/CONCACAF esce il Messico (7°) e dall’europea la Croazia (9°).

L’impostazione di Trapattoni è quella delle eliminatorie: chiudere la gara subito e… chiudersi fino al triplice fischio. Ci riesce solo nella prima partita contro l’Ecuador ma già dalla seconda traspaiono i due temi portanti dell’infelice spedizione azzurra. Il primo: agli avversari basta centrare la porta per castigarci senza pietà, approfittando di nostri sbandamenti ovvero estraendo il coniglio dal cilindro. Il secondo: l’imprecisione nella segnalazione dei fuorigioco porta spesso gli arbitri ad annullarci reti valide. L’ultimo tema sfocia nella gara (per noi) conclusiva degli ottavi contro la Corea, dove le pecche dell’arbitro Moreno (destinato anni dopo a passare guai con la giustizia ordinaria) sono ingigantite a dismisura per coprire le falle di un approccio tattico colpevolmente rinunciatario. È un peccato, perché il torneo si era aperto con poche certezze sulle favorite (solo l’Argentina pareva alzarsi una spanna su tutti) e si chiude con due semifinaliste a sorpresissima (la stessa Corea e la Turchia) ma con il titolo conteso in un Brasile-Germania incredibilmente fino ad allora inedito.

QUADRO SINOTTICO


La chiarezza d’idee di Trapattoni va in frantumi alle prime difficoltà: questo pare il responso a una prima occhiata al quadro sinottico, dove, esclusi i due portieri di riserva Toldo e Abbiati, l’unico a non scendere mai in campo è Marco Delvecchio. A ben guardare, è più una questione di schemi che di uomini: il CT adotta ben 3 diverse disposizioni di partenza in 4 gare, ma alternandovi gli stessi nomi, per cui le maglie da titolare concretamente in ballo sono due. Semmai l’incertezza regna su chi debba alzarsi dalla panchina, non sapendo a che santo votarsi essendo in 7 a timbrare almeno una volta il cartellino da subentrato.

A ulteriore dimostrazione, i 7 giocatori con 4 presenze sono sempre schierati da titolari, e 4 di essi non sono mai nemmeno sostituiti (Buffon, Maldini, Tommasi e Vieri), mentre fra i 4 che saltano una gara, uno (Cannavaro) vi è costretto da squalifica.

Altra particolarità è la collocazione, tolto Abbiati destinato “per ruolo” (terzo portiere) a fare da turista, nei piani alti della graduatoria dei giocatori in “arancio” e “celeste”, chiaro segnale del cambio d’opinione su di loro operato da Trapattoni nel 2001/02, come sarà ancora più evidente infra.

LA FORMAZIONE TITOLARE


L’11 titolare della fase finale si dimostra, senza alcuna sorpresa, ancor più coperto rispetto alle qualificazioni, passando al più “equilibrato” 4-4-2 dove la mezza punta è “sostituita” da un terzino destro, e chi ricopriva tale ruolo, Totti, è avanzato in attacco. A parziale contraltare, l’esterno sinistro di centrocampo è ora Doni, decisamente più offensivo di Coco.

Contrariamente alle eliminatorie, lo schieramento proposto compare anche realmente in campo, per quanto nel solo incontro con la Croazia, dopo il quale Trapattoni passerà al 3-4-1-2 e al 4-3-3 cambiando anche i protagonisti.
Come anticipato, la formazione contiene tutt’e tre le “sorprese” (Doni, Panucci e Zanetti) e l’unico “celeste” con reali chance d’impiego (Vieri), sui quali Trapattoni ha puntato forte a qualificazione centrata, tanto da essere gli unici 4 cambi rispetto all’11 tipo delle eliminatorie (ma non dimenticando l’assenza forzata di Albertini, senza la quale Zanetti non avrebbe trovato spazio), forse per ingraziarsi “le alte sfere celesti”; un dubbio suggerito dall’acqua santa dispersa dal CT in campo durante le partite e sorto leggendo i nomi di battesimo dei 4 “innesti”.

Particolare curioso: l’IT e l’IG sono identici, pari a 0,886; in altre parole, tutti i giocatori di questo gruppo giocano esclusivamente da titolari e mai da subentrati. Per cui se non partono dall’inizio, rimangono in panchina o tribuna.

Appuntamento a lunedì per la terza puntata dedicata a Portogallo 2004.



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